JomPage - Travel Experience
Amman, Jordan - Giordania
Jordan flag jordan / giordania

amman, il mar morto
e la strada dei re

 
Latitude - 31° 56' 39.34'' N
Longitude - 35° 55' 56.59'' E
 
"Puoi portare un cammello alla fonte ma non puoi costringerlo a bere"
Proverbio Arabo
   
april 2008

amman, oltre la cortina e i pregiudizi

soundtrack: Love Them from Ben Hur, Czech Philharmonic Chamber Orchestra
 

Chapter

Viaggiare è una delle emozioni più forti che si possano provare nella vita. Ma esistono alcune destinazioni che scavano dentro di noi, che vanno alla ricerca delle nostre origini, che rievocano momenti che abbiamo immaginato e studiato innumerevoli volte. Destinazioni suggestive dove ripercorrere i fasti delle prime popolazioni mediterranee, di condottieri del calibro di Saladino e di valorosi cavaliere crociati, di panorami naturali mozzafiato, di terre ricche di spiritualità e purtroppo sempre al centro di problematiche territoriali internazionali. L’area medio orientale compresa tra Israele, Palestina, Siria e Giordania ha tutte queste peculiarità. E’ da anni che provo a concretizzare questo progetto di visitare i paesi medio orientali, ma ogni volta trovo una scusa diversa, sempre motivato dall’ordine di idee che la sicurezza sia carente. I pregiudizi sono senza dubbio una delle più grosse zavorre che la mente umana possa avere; i pregiudizi nascono il più delle volte dall’ignoranza, da una percezione distorta della realtà, da una visione di comodo dei fatti. La fortuna ha voluto che un’agenzia locale organizzasse un viaggio itinerante nelle terre di Giordania e Siria e prima che i soliti dubbi mi assalissero ho dato la mia adesione. A posteriori posso dire che mai scelta è stata più saggia. Il tragitto è ufficialmente partito da quel che resta dell’aeroporto di Malpensa, una struttura che ricordavo anni fa affollata e ora semideserta; spero solo non faccia la fine di tante “cattedrali nel deserto”. Già il fatto di non usufruire delle tradizionali compagnie aeree, ma della Rojal Jordanian, mi fa intuire che l’intero viaggio violerà tanti punti fermi che prima avevo. Volare sul Mediterraneo di per se regala già scenari spettacolari; le linee inconfondibili delle isole Cicladi fanno da cornice al tramonto in quota. Amman, e l’antistante Israele, dall’alto sono solo dei piccoli presepi; speriamo che il primo impatto sia buono, memore del fatto che arrivare in un nuovo luogo durante la notte non mi permette mai di avere un’impressione positiva.

La prima cosa che mi colpisce piacevolmente è che il controllo passaporti e il ritiro bagagli avviene in pochi minuti; altro che le tre ore che dovremo subire al ritorno a Malpensa. In pratica atterriamo e in men che non si dica ci troviamo nel piccolo pulmino in compagnia del resto del piccolo gruppo di viaggio e della guida locale, diretti alla volta dell’hotel di Amman. Ho sempre odiato i viaggi di gruppo, sinonimo di superficialità nelle visite e mancanza assoluta di libertà; questo è uno dei pregiudizi che un poco al giorno cederà sotto i colpi della professionalità delle guide al seguito e soprattutto della competenza, educazione e flessibilità dei compagni di viaggio. Imbocchiamo la strada che collega l’aeroporto “Queen Elia” con la città di Amman; è sera inoltrata, ma m’incollo subito al finestrino del minibus curioso di vedere un mondo diverso, o quanto meno credo lo sia. Subito la cosa che mi balza agli occhi sono i continui falò nella boscaglia a lato della carreggiata; tutt’attorno nuclei di persone che trascorrono la serata. La guida puntualizza giustamente che il giovedì sera per loro è prefestivo (come lo è il sabato per i cristiani e il venerdì per gli ebrei), quindi escono di casa. Ma non tutti hanno le possibilità o la voglia di rifugiarsi in un ristorante o in un locale da ballo; e allora si radunano attorno ad un fuoco in un pic-nic serale che ricorda molto le spiagge italiane degli anni ’60. Appena arrivato nutro già un po’ d’invidia per quel modo semplice di passare la serata, senza l’obbligo di sballi o eccessi. L’albergo che ci ospiterà per i primi giorni del tour è davvero elegante, con una vista unica su tutta la città di Amman. Mi affaccio sul terrazzo della camera e osservando le infinite luci della città mi perdo col pensiero alla vista dei tanti minareti, inconfondibili dietro i loro aloni verdi. Un brivido mi corre lungo la schiena al pensiero di essere in uno dei luoghi più “caldi” del pianeta, una terra che sin dalle origini ha visto guerre cruente per il suo controllo. Ora la situazione sembra essersi stabilizzata, ma sembra che ogni volta basti un nulla per riaccendere vecchie contese.

Non ero mai stato in un paese musulmano e vedere tutte queste “matite” rivolte verso il cielo genera in me stupore e curiosità; stupore perché sono veramente tante e la guida poi mi spiegherà che sono costruite in prevalenza grazie ai contributi dei cittadini; curiosità perché vorrei approfondire meglio le usanze di un popolo che non sempre è benvisto in occidente. La prima notte scivola via molto leggera, complici il viaggio e le prime emozioni per un mondo a volte così vicino e altre volte estremamente lontano. Prima giornata di viaggio e prima escursione: oggi si va al Mar Morto. Già il pensiero che il bacino funga da confine tra Giordania e Israele (che spero di visitare quanto prima), genera in me enorme curiosità. Pensare che a poche decine di km si trovino le leggendarie città di Jerico e Gerusalemme, di per se evoca un fascino immenso. I posti di blocco al confine sono tanti, anche se tra Giordania e Israele esiste un accordo di pace stipulato il 25 luglio 1994 tra i coraggiosi Rabin e il re Hussein; da quanto spiegato dalla guida questi posti di controllo sono un presidio contro l’eventuale transito di mezzi o persone verso lo stato Ebraico, nell’ottica di un accordo bilaterale. Da Amman il tragitto è un lento scendere fino ad arrivare al punto più basso del pianeta, ben 400 metri sotto al livello del mare. Incredibile. Siamo a metà aprile, quindi in un periodo (altissima stagione) dove la temperatura raggiunge i 30 gradi; ma non oso immaginare che temperatura infernale si possa rilevare in luglio. La sponda giordana del Mar Morto è in preda al boom edilizio, con appartamenti e resort che nascono ovunque; questo è il prezzo da pagare al “Dio denaro”, il sacrificio a favore di un turismo in forte espansione e che già ora rappresenta la seconda entrata per lo Stato giordano. Ci fermiamo in un resort, dove usufruiamo della spiaggia per provare l’esperienza unica al mondo del bagno nel Mar Morto. Va ricordato come l’acqua del mare in media abbia una percentuale di salinità intorno al 3%; l’acqua del “Dead Sea” ha una salinità nell’ordine del 33%. Ecco il perché del suo nome “Mar Morto”; non esiste infatti vita in questo bacino, se si escludono alcuni batteri e alghe. E pensare che l’affluente è il biblico fiume Giordano, che scorrendo dall’alta Galilea ha per secoli irrorato tutte le terre circostanti e sfamato con i suoi pesci le popolazioni locali. Ora il fiume, che fu teatro del battesimo di Gesù Cristo ad opera di Giovanni Battista, sta lentamente morendo; la sua portata d’acqua è dagli anni sessanta calata drasticamente a causa dei mutamenti climatici e delle numerose dighe ad opera dei Paesi a monte.

Questo sensibile ridimensionamento del fiume Giordano sta a sua volta riducendo il bacino del Mar Morto, che, secondo stime, andrà piano piano prosciugandosi. Un ambizioso progetto consiste in un complesso sistema di canalizzazioni che dal golfo di Aqaba, sul Mar Rosso, convoglierebbe acqua salata nel Dead Sea; ma si è ancora alla fase esplorativa, mentre il livello inesorabilmente cala. Lo scenario dalla sponda del mare è veramente suggestiva, con sullo sfondo le montagne della Cisgiordania e a lato il profilo della città di Gerico. Sopra tutta la conca aleggia una certa foschia, che aumenta con il passare delle ore e sembra funga da filtro contro i nocivi raggi UVB. Le rive del mar Morto sono un mix di due elementi esportati in tutto il mondo: il sale e il fango nero. Provare ad immergersi in acqua è un’esperienza unica, assolutamente da fare: l’acqua, come detto prima, è talmente salina che il corpo rimane completamente a galla; una volta immersi basta spostare di poco il proprio baricentro per trovarsi sdraiati a pelo d’acqua. Particolare attenzione va posta agli occhi, dato che basta una goccia di mare per provocare un forte bruciore; un paio di occhialini da snorkeling potrebbero risultare molto utili. Qualche ora di sano relax e poi subito in marcia; il pomeriggio lo dedichiamo interamente alla città di Amman. La capitale giordana è una metropoli di recente costituzione; fu il re Abdullah negli anni ’20 ha dichiararla capitale della Giordania, quando era nulla più che un villaggio. Non esiste un vero e proprio centro della città; lo si può far coincidere con il Foro Romano. In quest’area, si può ammirare l’imponente teatro romano, che risale al secondo secolo dopo Cristo, quando il nome della città era Filadelfia; solo con la riconquista da parte degli Omayyadi nel 635 il nome divenne Amman, o quanto meno tornò simile all’antico Rabbath Ammon ovvero “la grande città degli ammoniti”. Anche se la struttura cittadina non assomiglia minimamente alle tipologie di metropoli medio orientali, con i loro caratteristici suk e quartieri popolari, Amman vanta una storia a dir poco millenaria. Lo testimonia la collina di Jebel al-Qal’a (jebel = collina), dove ci sono tracce risalenti addirittura a circa 18.000 anni fa; attualmente la collina è dominata dai resti del palazzo omayyade e dal meraviglioso tempio di Ercole, di chiara origine romana. Dalla collina si gode di una vista eccezionale su alcune colline della città di Amman, dove i profili bassi e bianchi delle abitazioni sembrano abbozzare un piccolo presepe mentre i minareti spezzano la linea dell’orizzonte; ma essere qua al tramonto, quando i colori si fanno più rosati e soprattutto mentre i muezzin richiamano tutti alla preghiera è quasi impagabile.

Un lento eco si diffonde in ogni angolo della capitale ipnotizzandomi non poco. Sulla collina opposta alla nostra si riesce ad intravedere il rosso tetto del palazzo presidenziale. L’attuale sovrano di Giordania, il re Abdullah II, e l’elegante regina Rania hanno dimostrato come l’impegno per la tolleranza, la moderazione e la cultura (ogni più piccolo villaggio della nazione è comunque dotato di una propria scuola) possano rendere moderna una nazione senza per questo perdere le tradizioni tramandate di generazione in generazione. Assolutamente da visitare, nonostante l’edificio non rispecchi il valore del suo contenuto, è il “museo archeologico nazionale”. Sembra che a breve verrà trasferito in una nuova e più ampia sede nei pressi di Ras al-Ain, ma resta il fatto che annovera dei reperti di altissimo livello. Si può ammirare ad esempio un teschio risalente all’età del bronzo dove sono ben visibili i primissimi tentativi umani di chirurgia, sempre che quattro profondi fori nella calotta cranica potessero essere definiti tali; oppure la più antica scultura scoperta al mondo, circa 6000 avanti Cristo, che raffigura i lineamenti umani. Purtroppo gli spazi espositivi sono pochi mentre i manufatti sono tantissimi; come penso spesso, se anche solo un paio di reperti di questo calibro venissero dati agli americani, questi creerebbero un museo per ognuno dei manufatti. Ma nel Mediterraneo è ovunque così, la nostra storia millenaria fa parte di noi e non ci scandalizziamo neppure quando leggiamo che in Italia buona parte del patrimonio artistico è stipato nei magazzini. Amman, salvo esigenze di visite più particolari, necessita al massimo di un paio di giornate, comprese alcune escursioni nell’entroterra. Le località da vedere in Giordania sono tante; il programma per quanto ricco ha dovuto fare dei tagli dolorosi. E’ per questo che al mattino seguente ci rimettiamo mestamente in marcia alla volta del Monte Nebo, un’alta catena che sovrasta a est il Mar Morto. Questa località, oltre ad offrire panorami incredibili, è un sito sacro per tutte e tre le religioni monoteiste (e uno dei più frequentati in tutta l’area); i racconti biblici narrano infatti che Mosè dalla sommità di questo monte scrutò la terra promessa (senza mai però poter andarci); si pensa che lo stesso Mosè sia stato seppellito proprio qui. Il luogo è immerso nel silenzio, nonostante il continuo pellegrinaggio di turisti e devoti; è un luogo che trasmette spiritualità, senza dubbio. Sempre sulla sommità, dietro alla molto caratteristica croce stilizzata che si staglia nella vallata, ci sono meravigliosi mosaici provenienti dall’adiacente Memoriale di Mosè (purtroppo ora sotto restauro). Tutto il sito del Monte Nebo è dall’inizio del secolo scorso sotto la proprietà e tutela dei monaci francescani.

La mattinata è veramente densa di luoghi sacri e artistici; facciamo rotta nella vicina cittadina di Madaba, sempre sulle montagne che si affacciano nella valle del Mar Morto. Per la precisione ci troviamo sull’antica “strada dei Re”, la via usata nel passato dalle carovane nabatee da Petra verso la Siria e Turchia a nord, e verso la penisola arabica a sud. Una strada molto importante anche per i romani che con Traiano videro bene di allargare per facilitare il commercio; ora è una via panoramica costellata di luoghi biblici, cittadine caratteristiche e soprattutto ricca di siti archeologici e storici. Madaba e i suoi mosaici bizantini ne è la prova lampante: il più famoso è senza dubbio (dato l’alto afflusso dei turisti) quello che raffigura la mappa della Terra Santa. Un mosaico incastonato nel pavimento della chiesa di San Giorgio; ne rimangono solo alcuni frammenti, ma abbastanza per percepire la vastità dell’opera (in origine era largo più di 15 metri e lungo quasi 6): una vera e propria mappa che raffigura, attraverso l’ausilio di milioni di tessere, parte del Mediterraneo, la Terra Santa, l’Egitto con la valle del Nilo e i deserti. Madaba sicuramente una sosta ed una visita la merita, soprattutto nell’ottica di un itinerario che da Amman porti all’antica Petra, al deserto di Wadi Ram o al porto di Aqaba. Il tragitto lungo la strada dei Re è molto bello, perché si viaggia nella campagna giordana e finalmente si vede un po’ di verde, dopo i terreni aridi della capitale e del mar Morto. A metà strada tra Madaba e Karak è impossibile non rimanere ammaliati dal panorama che il Wadi Mujib (wadi = vallata) offre ai “viandanti”. Un piccolo Grand Canyon in medio oriente, ma dai colori più tenui e con il colore blu cobalto della diga sullo sfondo; veramente obbligatorio è fermarsi e ascoltare il suono del vento che corre veloce in tutto il wadi. La vista è eccezionale da ogni vista point; ma la cosa bella di questo canyon è che la strada serpeggia fino a valle e poi risale sull’altro versante, lasciando il tempo di ammirare la vallata da ogni altitudine. Non credevo di incontrare in questi Paesi tali panorami, a dire il vero molto americani per la vastità. Tutta quest’area, fino alle sponde del Mar Morto rientra nella riserva naturale del Wadi Mujib, un’importante oasi faunistica e una risorsa eccellente per gli escursionisti. Ultima tappa del nostro giro sulla “strada dei re” è Karak, importante località della Giordania meridionale. Adagiata a cavallo di un valico, merita una sosta per il castello crociato del 1142. Una fortezza che fa capire come Karak fosse un crocevia obbligatorio per tutte le rotte commerciali della Transgiordania; il castello fu espugnato da Saladino solo alla fine del 1200. Veramente imponente e ben conservato si sviluppa sullo sperone a presidio della vallata; ha numerosi livelli, molti dei quali scavati dentro la montagna. E’ molto utile munirsi di una torcia (ma questo accorgimento sarà utile per tutti i castelli e soprattutto per il deserto) per poter esplorare in libertà i numerosi corridoi e passaggi che la rocca offre.

Ho sempre avuto un debole per le gesta dei cavalieri e ancor di più per i castelli medioevali; tutta la dorsale che parte dalla Siria e arriva fino al golfo del Mar Rosso è ricchissimo di vecchi forti, alcuni dei quali ancora in eccellenti condizioni. In quest’ottica Karak rappresenta davvero una tappa da non perdere in Giordania. Abbandoniamo la “strada dei re”, buttandoci sull’anonima “autostrada del deserto”, la vera dorsale stradale della Giordania che corre da Aqaba fino al confine con la Siria, attraversando Amman e Gerasa. Già in pochi giorni di viaggio le cose viste sono tante e queste ore di silenzio in pullman, con lo sguardo perso al finestrino, sono importanti per raccogliere le emozioni e le impressioni. La Giordania vista fino adesso è un paese bellissimo, purtroppo afflitto dalla carenza di acqua, che potrebbe minarne lo sviluppo in futuro; ma è un paese che ha una vitalità impressionante. Intanto la sera comincia a colorare con tinte più calde il deserto che scorre lungo la strada, mentre la città perduta di Petra lentamente si avvicina.

  giottoGiotto

 

   
   
 
Mappa

 
photo gallery

Amman, Jordan
Amman - Jordan
Amman, Jordan
Amman - Jordan
Amman, Jordan
Amman, Petra - Jordan
Amman, Jordan
Amman - Jordan
Il Mar Morto/Dead Sea, Jordan
Il Mar Morto/Dead Sea - Jordan
Castello di Karak - Strada dei Re, Jordan
Castello di Karak, Strada dei Re - Jordan
Madaba - Strada dei Re, Jordan
Madaba, Strada dei Re - Jordan
Monte Nebo - Strada dei Re, Jordan
Monte Nebo, Strada dei Re - Jordan
Monte Nebo - Strada dei Re, Jordan
Monte Nebo, Strada dei Re - Jordan
Wadi Mujib - Strada dei Re, Jordan
Wadi Mujib, Strada dei Re - Jordan
Wadi Mujib - Strada dei Re, Jordan
Wadi Mujib, Strada dei Re - Jordan
Wadi Mujib - Strada dei Re, Jordan
Wadi Mujib, Strada dei Re - Jordan
   
>