JomPage - Travel Experience
Bangkok, Thailand
Thailand flag Thailand

Bangkok

 
Latitude - 13° 45' 5'' N
Longitude - 100° 29' 3'' E
 
"I viaggi danno una grande apertura mentale: si esce dal cerchio dei pregiudizi del proprio Paese e non si è disposti a farsi carico di quelli stranieri"
Charles de Montesquieu
   
february 2009 - 2010 / January 2011

Bangkok, il rigoroso equilibrio nel caos

soundtrack: No War, Job 2 do
 

ChapterSpesso ascolto i resoconti di viaggio sulla Thailandia, troppe volte noto come la sua capitale venga trascurata o addirittura omessa dall’itinerario. Bangkok è una realtà davvero complessa, non appariscente come potrebbero essere le città europee o scenografica come altrettante metropoli americane od orientali; ma Bangkok va scoperta via dopo via. L’anno scorso il nostro piccolo soggiorno ci portò obbligatoriamente a vedere i luoghi simbolo, come il quartiere di Ko Ratanakosin, lungo il fiume Chao Phraya, ricco di templi e sede della Residenza Reale. La visita impiegò una giornata intera, senza poi considerare eventuali file ai biglietti; ma è come andare a Roma e non visitarne il Colosseo. Ricordo una giornata veramente afosa, con il cielo color bianco invece che azzurro; i chedi dorati - le alte guglie dei palazzi thai - che riflettono la luce del sole come tante candele rivolte al Sole. I giardini sono unici, da fare invidia al più maniaco cultore della botanica; siepi e bossi forgiati per dare le sembianze di animali o persone, grappoli di magnolie e altri profumati fiori tropicali regalano al primo soffio di vento aromi inebrianti. Nonostante l’alto afflusso di turisti, l’intera area è avvolta da un doveroso e rispettoso silenzio; siamo al cospetto del Palazzo Reale. Innumerevoli sculture raffiguranti immagini fantasiose o antichi monaci, adornano gli angoli delle piccole piazze; ogni tanto delle statue mitologiche cinesi, tutte ricoperte di tessere dorate, fungono da guardiani tra una sezione e l’altra dei templi. Tutto il quartiere offre scorci fotografici emozionanti; maioliche e mosaici dai mille colori risplendono al Sole regalando immagini da cartolina. L’ambiente è magicamente ovattato, facendo sembrare lontana la tanto temuta giungla urbana fatta di tuk tuk e taxi. Impagabile la visita del Wat Pho con al suo interno il grande Buddha sdraiato; lungo una cinquantina di metri e completamente ricoperto d’oro, ha un viso che incute riverenza e pace allo stesso tempo; i suoi piedi sono interamente lavorati con maioliche, da perderci gli occhi. Sempre nel complesso dei templi molto suggestiva è la visita del Buddha di Smeraldo, il Wat Phra Kaew; questo tempio viene considerato come il più importante di tutta la Thai. Il Buddha al suo interno è chiamato di smeraldo perché fatto di giada, anche se non ho capito se derivi da un unico blocco di questa pregiata pietra. Resta il fatto che è vietato avvicinarsi troppo, facoltà riservata al solo Re; all’esterno del Tempio sono presenti numerosi Kinnara, dorati musicisti mitologici frutto dell’unione tra l’uomo e il cavallo. Com’è diverso l’oriente rispetto ai canoni occidentali dove invece si ricerca l’esaltazione della figura umana.

Un’altra bella gita che necessita di una giornata è la visita al mercato galleggiante di Damnoen Saduak, distante un paio d’ore dal traffico di Bangkok. Ubicato nella giungla di canali della regione di Ratchaburi, assomiglia di più ad un’attrazione per turisti anziché ad un vero mercato. Ma i tempi passano anche per la Thai, così anche Saduak deve essere apprezzata come fotografia vivente del commercio fluviale di qualche decennio addietro. Zigzaghiamo con una piccola canoa motorizzata nell’intricata rete di canali; l’acqua ha una tonalità poco invitante tendente al marrone scuro, che si staglia in modo netto con il verde acceso della campagna. Giungiamo nel canale principale, almeno credo sia tale, dove un groviglio di piccole canoe, stracolme di ogni mercanzia, si muove da una sponda all’altra. Pietanze cotte, frutta, ombrelli e altri oggetti non facilmente identificabili, tutto è commerciabile. E’ veramente interessante fotografare i volti di questi mercanti, con i segni del duro lavoro quotidiano che impattano con i colori sgargianti dei loro cappelli; la Thai è una vera palestra per novelli e professionisti fotografi. Il ritorno a Bangkok è traumatico, soprattutto nelle ore di punta serali; colonne di veicoli fermi ovunque. I Thai sono davvero strani, perché odiano i ritardi negli appuntamenti, ma poi si arenano per ore e ore nel traffico metropolitano. Altro anno e altro viaggio nella splendida Thai, ma quest’anno abbiamo deciso di ritagliarci un paio di giornate senza tour guidati o visite programmate; dopo due settimane di isole paradisiache vogliamo proseguire in questo clima di “no stress”. Per fortuna il nostro hotel, eccellente sia come posizione che come eleganza, è in linea d’aria a pochi metri dalla fermata dello skytrain. E questo particolare non è da poco, visto che se si vogliono visitare alcune zone di Bangkok senza lasciarsi fagocitare dal traffico, allora la soluzione ideale è il treno sopraelevato; economico, veloce e sicuro. Primo stop al fantascientifico centro commerciale Siam Paragon, un vero paradiso per gli shoppers, ma un inferno per il sottoscritto; i negozi sono tantissimi, ma i prezzi sono in linea a quelli europei, quindi non ho mai trovato convenienza a comprare; ma in fondo i gusti sono gusti. L’elemento migliore di tutto il centro è il food court, nel livello inferiore; una vera giungla di ristoranti e bar che fino a tarda serata permettono di soddisfare ogni desiderio culinario. Adoro il sushi e qui ho trovato un chiosco che lo prepara in modo impeccabile; peccato che anche i prezzi non siano proprio Thai.

A fianco del Siam Paragon un altro bel centro è l’MBK; altri negozi e altre miglia di camminata. Ma forse il centro commerciale più interessante, almeno per i miei interessi, si trova a pochi minuti dal Siam; il Pantip Plaza, un palazzo di cinque piani, rappresenta l’harem per tutti i patiti di informatica o fotografia. Decine di negozi e bancarelle di semplici smanettoni riempiono questo stabile; purtroppo occorrerebbe ben più che un paio d’ore per saggiarne prezzi e convenienza. Dopo un paio di piani di elettronica capisco, dallo sguardo della mia pazienta compagna di viaggio, che è meglio desistere e allontanarmi da quel paradiso/inferno informatico. La sera Bangkok offre davvero tante scelte di svago o shopping. L’anno scorso ci lanciammo in crociera lungo il fiume; vedere i principali templi illuminati, lo skyline e scivolare sotto i suoi ponti moderni è stato davvero notevole. Peccato che al contrario la cena, piena di affamati turisti dell’est Europa, sia stata un’esperienza da dimenticare. Le serate possono anche iniziare con un aperitivo in uno dei tanti bar che sovrastano gli ultimi piani dei grattacieli della città; uno dei più famosi ed eleganti è il Vertigo, ma la scelta è davvero molto ampia. Alla sera, un rituale ampiamente diffuso tra i turisti in visita a Bangkok, è quello di vagare tra le bancarelle di Patpong, il regno del falso. E’ per lo più divertente osservare come i venditori intavolino “articolate” trattative per prodotti palesemente rifatti; trattative che per pochi baht di differenza possono prolungarsi anche per parecchi minuti con classico inseguimento del cliente. Tutto attorno al teatrino di Patpong un mondo di locali notturni fa da sfondo rosso al quartiere; va detto che comunque non ricordo episodi criminosi o scippi, perché il bello della Thai è proprio la sicurezza personale. Alla fine ci si trova a ritagliare poche notti per Bangkok, nel computo di un intero viaggio, solo perché il classico amico dell’amico ci ha confidato che non vale la pena soggiornarci; e ogni volta invece mi accorgo di come questa città offra tanto.

Ad esempio l’ultimo giorno lo dedichiamo alla visita di qualche tempio e luogo fuori dalle rotte classiche. Uscendo dall’hotel ci incamminiamo alla ricerca di un tuk-tuk, visto che in due anni ancora non abbiamo provato questa esperienza forse suicida data la velocità con cui sfrecciano. Faccio un errore fatale sul ciglio della strada, estraggo la mappa cittadina; come il miele per gli orsi, un gentile signore mi affianca consigliandomi il tuk-tuk di un amico e un itinerario interessante; il tutto per poco più di un euro a testa. Il prezzo così basso, memore di racconti letti in rete, deve far accendere la spia; infatti visiteremo si degli interessanti templi, ma intervalleremo ogni stop con negozi guarda caso lungo il tragitto. Perle preziose, oro, tessuti pregiati, per caso tutti in offerta solo quel giorno; la prendiamo col sorriso e stiamo al gioco dell’autista del tuk-tuk che capiamo, poveretto, obbligato a farci fare la via crucis pena di non aver il rimborso della corsa dai negozi. Dopo poco ci accorgiamo che l’astuto giochetto è una prassi comune; famiglie, sposini e anziani tutti in fila verso mete alternative, la classica catena di S.Antonio applicata al commercio urbano. Noi ce la godiamo, anche perché le mete prefissate ce le visitiamo con calma e al tempo stesso con il trasporto quasi gratuito. Come promesso il nostro autista ci lascia alla fermata del traghetto di Tha Thewet; un bellissimo mercato dei fiori maschera l’immondizia che contraddistingue le rotte poco turistiche. L’acqua del Chao Phraya è qualcosa di indecente; proprio sotto al pontile della fermata è tutto un lento emergere di rifiuti in mezzo ai quali si muovono una moltitudine di pesci. Sono davvero lontani i tempi dei pesciolini “Nemo” dei fondali corallini del Mar delle Andamane. Poco distanti da noi un paio di ragazzi, su una barca di fortuna, setacciano l’acqua del fiume; per un momento non capisco se siamo in oriente o nel lontano Klondike. Lontano dalle luci delle zone più frequentate, la povertà torna a far capolino; baracche di lamiera, bambini che giocano in strada senza scarpe e con vestiti logori. Sicuramente l’oriente sarà il futuro del pianeta, ma al momento dovrebbe forse pensare a livellare le sue classi sociali se non vuole solo dipendere dal consumo estero. Prendiamo il piccolo traghetto, già stracolmo di persone; è un modo molto veloce ed estremamente economico di muoversi a Bangkok, al tempo stesso permette di ammirare tutti i templi sul lungo fiume. Mi accomodo in piedi all’interno, peccato non avessi calcolato che il soffitto del traghetto è su misura per i Thai; quindi viaggio con la testa china per non batterla contro i corri mano, con buona pace della mia idea di vista dei chedi. Mezzora dopo e un centinaio di persone in più sulla barca, riusciamo a fatica a scendere; con molta fortuna ed un approssimativo conteggio delle fermate indoviniamo l’uscita al molo giusto. Tha Ratchawong è il nostro stop, la giusta partenza per un giro a piedi dentro la caratteristica Chinatown.

Dopo aver visitato la chinatown di altre metropoli mondiali, mi accorgo di aver forse visto delle semplici scenografie; qui è un inferno di colori, odori, gente e merci. Sopra di noi sono ancora vivi i ricordi del recentissimo capodanno cinese; migliaia di lanterne rosse appese ovunque fanno davvero sembrare di essere in China. Decido di affidarmi alla Lonely Planet che per l’occasione stila un preciso itinerario di un paio d’ore, speriamo bene. Ci buttiamo nella Sampeng Lane e per poco non veniamo investiti dal frenetico flusso di persone che affollano ogni bancarella; è tutto uno scaricare le merci, cucinare su carretti improvvisati, spingere. Ma mi accorgo che per i cinesi è normale, per loro è vita quotidiana vivere in questo caos organizzato. Riesco a ritagliarmi uno spigolo di marciapiede ove non dare intralcio a nessuno, voglio rubare le espressioni dei volti di chi lavora e di chi passeggia; perché passati i primi minuti dove sembrava di essere caduti in un girone dantesco, ora comincio ad apprezzare il ritmo e le peculiarità di questa zona. Svolto a sinistra e imbocco una via ancora più piccola, la Trok Itsaranuphap; le mie convinzioni di essermi ambientato svaniscono in pochi metri di vicolo. Solo per trovare il cartello che identificasse la via impiego svariati tentativi, anche perché se si sbaglia giro diventa poi difficile tirare le fila al già stringato giro proposto dalla Lonely. La via si stringe sempre più e mano a mano che avanziamo cambiano i settori merceologici della mercanzia. Il primo impatto è accomodante, con grandi banchi di frutta; dev’essere un piacere assaggiarla con il livello di smog della città. Ma penso che in fondo una bella scorpacciata di anticorpi una volta all’anno vada fatta. In poche centinaia di metri devo ricredermi per la seconda volta, non mi era mai successo. Ci aspetta uno stretto e infinito vicolo, soffocato dall’alto da lanterne appese e che mi obbligano non so a dribblare le persone, ma anche gli oggetti in aria. Ai lati cibi di tutte le razze, ma credo anche cibi mai visti neppure sui giornali: polli rossi, fegati verdi, crostacei e insetti essiccati, spezie sgargianti, uova sode miracolosamente sgusciate. Potrei proseguire all’infinito, ma credo che molto di quello che ho visto l’abbia già rimosso per un concetto di sopravvivenza; per uno come me che soffre al solo odore di fritto, questo rappresenta la giusta pena per espiare tutte le mie colpe. A parte gli scherzi, l’insieme di insegne al neon, acuti dei commercianti e odori indefiniti di cibo cotto e crudo ci fiaccano notevolmente.

Nonostante il tour si stia allungando a dismisura, grazie anche alle mie prolungate soste fotografiche, decidiamo di proseguire ad oltranza. Ma quasi alla fine del vicolo, alla presenza della sezione funebre preferiamo cercarci un tuk tuk e rientrare all’hotel. Un giro che merita tantissimo, perché è una parte di mondo che difficilmente si vedrebbe con tanta facilità e soprattutto sicurezza. In fondo anche quest’anno ci siamo ritagliati un bellissimo soggiorno in una città che se si vuole, permette di scoprire mondi e realtà che fanno seriamente riflettere e altre volte solo sorridere. Purtroppo domani il volo Emirates ci riporterà alla maledetta quotidianità, fatta di ritmi imposti e orari prestabiliti; ma la routine è necessaria e molte volte salutare, anche perché riesce a far risaltare con colori ancora più accesi l’eccezionalità dei viaggi.

  giottoGiotto

 

   
   
 
informazioni
Per guidare un autoveicolo è necessaria la patente internazionale, mentre la guida è a sinistra come nel Regno Unito. Bisogna informarsi molto bene con la propria assicurazione in merito alla copertura nel caso si noleggi uno scooter in Thailandia. Il fuso orario rispetto all'Italia è di +6 ore.
clima
Il clima è caldo tutto l’anno, specialmente durante i mesi di marzo, aprile e maggio; comunque è una città quindi non necessariamente esiste un periodo migliore ed uno peggiore. Sicuramente i mesi che vanno da MAGGIO a NOVEMBRE sono caratterizzati da abbondanti precipitazioni.
curiosita'

Non molti sanno come il vero nome della città non sia BANGKOK, ma al contrario detenga il primato di nome più lungo al mondo per una località. Ecco il reale nome, tratto da un articolo di WIKIPEDIA:

"Krung-dēvamahānagara amararatanakosindra mahindrayudhyā mahātilakabhava navaratanarājadhānī purīramya utamarājanivēsana mahāsthāna amaravimāna avatārasthitya shakrasdattiya vishnukarmaprasiddhi"

quanto soggiornare

Bangkok è una città abbastanza facile da visitare, ma almeno un paio di notti sono necesarie per vedere i monumenti principali

 
cosa vedere - cosa fare
Bangkok è un importante crocevia nel sudest asiatico; può essere la base per un'escursione di qualche giorno ai templi di ANGKOR in Cambogia, oppure per il nord della Thailandia. La città merita senza dubbio una visita. A primo acchito ci si potrebbe fermare al classico tour dei templi e del palazzo reale, ovviamente molto belli e da non perdere. Ma lasciarsi trasportare con un tuk tuk, apparentemente senza meta, oppure addentrandosi a CHINATOWN, sono esperienze che possono davvero dare una visione più intima e meno turistica della città. Consigliato è anche l'utilizzo dei barconi taxi sul fiume CHAO PHRAYA, un'esperienza senza dubbio da fare. Attorno a Bangkok ci sono decine di potenziali escursioni; tra quelle da una giornata piena consiglio il mercato galleggiante di Damnoen Saduak oppure la visita (non l'ho ancora effettuata) alla vecchia capitale del Siam, AYUTTHAYA.
dove dormire

Bangkok, come tutte le capitali mondiali, non ha problemi di camere. L'importante è individuare la zona più idonea. Nel mio primo viaggio alloggiai nei pressi di VICTORY MONUMENT , comodo se si hanno in programma escursioni fuori città, ma non vicino al centro. Nel secondo viaggio abbiamo optato invece per l'ottimo SIAM@SIAM HOTEL, proprio a ridosso di SIAM SQUARE. Ottimamente servito dallo skytrain ci ha permesso di raggiungere agevolmente molte attrazioni senza troppi spostamenti. Altrimenti gli hotel più lussuosi e rinomati sono in larga parte tra la fine della Silom Road e il fiume.

 
photo gallery
 
Gold plated reclining Buddha at Wat Pho, Bangkok - Thailand
Gold plated reclining Buddha at Wat Pho, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace, Bangkok - Thailand
Grand Palace by night, Bangkok - Thailand
Grand Palace by night, Bangkok - Thailand
Grand Palace by night, Bangkok - Thailand
Grand Palace by night, Bangkok - Thailand
Mercato galleggiante di Damnoen Saduak, Bangkok - Thailand
Mercato galleggiante di Damnoen Saduak, Bangkok - Thailand
Mercato galleggiante di Damnoen Saduak, Bangkok - Thailand
Mercato galleggiante di Damnoen Saduak, Bangkok
Buddha, Bangkok - Thailand
Buddha, Bangkok - Thailand
Chinatown, Bangkok - Thailand
Chinatown, Bangkok - Thailand
Capodanno a Chinatown, Bangkok - Thailand
Capodanno a Chinatown, Bangkok - Thailand
Mercato galleggiante di Damnoen Saduak, Bangkok
 
Mappa