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Palmyra - Palmira, Syria - Siria
Syria flag Siria / Syria

Palmyra

 
Latitude - 34° 33' N
Longitude - 38° 16' E
 
"Le dune si trasformano con il vento, ma il deserto rimane sempre uguale"
Paulo Coelho
   
april 2008

Palmyra, tra realta' e miraggi

soundtrack: Renascer, Ennio Morricone and Dulce Pontes - 2003
 

Chapter

Damasco è ormai già lontana, seguo la strada roteando la piccola mappa allegata alla guida mentre con gli occhi rimango ipnotizzato dal nulla del deserto circostante. Le verdi campagne sono davvero un ricordo lontano, ma il vuoto esercita su di me un fascino irresistibile. Fermiamo il veicolo a poche miglia dalla nostra meta, scendiamo forse per sgranchirci le gambe? No, alzo gli occhi e vedo il cartello che indica il confine con l’Iraq a poca distanza da noi; per un istante, dopo quasi due settimane di viaggio, comprendo che sono in una delle zone più “calde” del pianeta. Certo che fare una foto con la freccia indicante Bagdad è un curioso souvenir. Una manciata di minuti e siamo a destinazione, un grande hotel in mezzo al nulla; l’aria è secca, acre, come se respirassi sabbia. Salgo in camera e mi affaccio alla finestra; rimango esterrefatto dal panorama. Il nostro alloggio, ubicato nei pressi delle rovine, ha la vista — al pian terreno — oscurata da una piccola duna di sabbia, ma basta salire poco per ammirare tutta l’oasi di Palmyra con disseminati gli antichi templi e colonnati. Tento di immaginare cosa provassero i primi caravanserragli in transito tra la Persia e le province romane; sicuramente stupore per l’eleganza delle forme architettoniche. Mi accorgo che il mondo d’oggi non è riuscito a creare più nulla di così affascinante, o comunque di tanto longevo. Facciamo una breve sortita in mezzo alle rovine, ma la vera visita sarà domani; la giornata di pullman ha sfiancato tutto il gruppo, meglio raccogliere le energie data la temperatura disumana. Ci svegliamo molto presto al mattino, il sole è appena sorto e le palme che circondano i templi romani tentano di rilasciare un po’ di benefica umidità; ma tra un paio d’ore l’aria ruvida del deserto prenderà il sopravvento. Veniamo scaricati all’imbocco dell’antico viale principale; sinceramente non saprei se siamo lungo il cardo o il decumano, ma il colpo d’occhio è disarmante. Un colonnato lungo un paio di km è avvolto in archi e strutture romaniche splendidamente conservate; è evidente come il deserto abbia preservato in modo impeccabile duemila anni di storia. Il teatro annesso al viale è in eccellenti condizioni, da non credere. Sullo sfondo troneggia il castello dell’epoca saladina mentre in lontananza s’intravede la suggestiva valle delle tombe, dove alcune torri ne identificano l’antica necropoli. Nulla da dire, Palmyra trasmette fascino da ogni punto di vista; se poi si aggiunge la suggestione di vedere tutto questo a notevole distanza dalla prima grande città, l’emozione è tanta. A livello fotografico gli scorci sono infiniti, soprattutto all’interno del complesso dei templi o nella valle delle tombe.

Un colonnato infinito rifinisce il tempio di Baal rendendolo ancora più solenne; il rosso del deserto, con l’ocra delle rovine, il verde delle palme e il blu profondo del cielo, un insieme di colori che si stagliano netti tra di loro. Anche il caldo non è così soffocante come avrei pensato; la fortuna di avere colonne così imponenti crea tante piccole zone d’ombra, dove rinfrancarsi e ammirare con calma la maestosità del sito. Proseguiamo senza troppi affanni fino al primo pomeriggio, quando facciamo rientro in albergo per un doveroso riposo. Due giorni sono sufficienti, ma visto che ci siamo, perché non esplorare anche i dintorni? Con alcuni compagni di viaggio ci addentriamo nel piccolo villaggio adiacente la strada, quando una vera e propria tempesta di sabbia ci sorprende. Improvvisamente il silenzio avvolge tutto, mentre il cielo diventa color arancio e il rumore della sabbia sibila mentre scivola sulla giacca. Che esperienza surreale! Un gentile signore ci invita dentro la sua umile tenuta, un piccolo giardino e una casa misera; senza mai sorridere, ci fa accomodare attorno ad un piccolo focolare al centro del giardino. Una sgangherata teiera ci permette di assaggiare un vero tè nel deserto, servito alla buona in alcuni bicchieri neri dal caldo e in alcune tazze da colazione ormai crepate; l’immancabile schiuma della bevanda, come gesto di benvenuto. Un viaggio strano, che continua a scavare dentro, scalfendo pensieri e preconcetti; finalmente un viaggio vero, un lungo tragitto fatto di volti e paesaggi unici. Intanto il cielo è sempre più rosso e mentre alzo gli occhi riesco a percepire la sabbia che lambisce le punte delle palme; tutto intorno assume le tonalità del rosa e ogni tanto si riesca a scorgere il sole, ma sempre di un colore arancione. Palmyra è stata una tappa di notevole impatto storico e culturale, un obbligo per chiunque decida di addentrarsi nel medio oriente. Domani si riparte, direzione prima il confine col Libano e poi a nord verso Aleppo. Sono ansioso di vedere cosa la Siria ci riserverà ancora.

  giottoGiotto

 

   
   
 
Mappa

 
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Palmyra, Syria
Palmyra - Syria
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