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Cheetah, Kalahari Desert - Namibia
Namibia flag Namibia

Kalahari Desert

 
Latitude - 24° 18' 00.00'' S
Longitude - 18° 01' 57.48'' E
 
"Chi entra nel deserto non puo' tornare indietro. Quando non si puo' tornare indietro, bisogna solo preoccuparsi del modo migliore per avanzare"
Paulo Coelho
   
september 2008

kalahari, il deserto che vive

soundtrack: the mystic's dream, loreena mc kennitt - 2006
 

ChapterManca veramente poco alla partenza del treno che ci proietterà all’aeroporto, ma ancora sono intento a ricontrollare la valigia. Sento un accenno di ansia, emozione solitamente sconosciuta per il mio carattere; ma questo viaggio, se paragonato alle precedenti mete, è davvero un salto nel buio. E’ da più di un anno che valuto la fattibilità tecnica ed economica di un tour in Namibia, nel remoto sud africano; in questo lasso di tempo si sono alternate fasi di esaltazione a momenti che ti chiedi se faccia bene a partire. Se poi nel frattempo ci si mettono genitori e amici che al solo nominare la parola “Africa” pensano a guerre, efferati terroristi, ragni assassini e zanzare infette, bèh, si può comprendere come le mie certezze ogni tanto possano vacillare. Ma ormai è come il conto alla rovescia dello Space Shuttle, una volta avviato non si può più arrestare: si parte. La cosa strana è che ogni volta che si esce di casa sembra un trauma, un abbandono; e appena poi si sale sull’aereo di colpo ci si accorge di come tutte le preoccupazioni del chiudere l’acqua o il gas fossero solo reticenze della misera quotidianità a cui si è sottoposti per tutta la vita. Quindi ben venga un viaggio, l’unico modo di riacquisire il libero arbitrio sulla vita. Oggi il menù prevede treno fino a Bologna e poi aereo su Londra; certo che è imbarazzante dover arrivare fino in Inghilterra per andare in Africa, ma le opzioni per raggiungere la destinazione sono davvero scarse. Voliamo verso la City dove abbiamo la coincidenza con l’aereo della Namibian Airlines; anche se sono un paio di ore di volo, la fretta è tanta. Infatti per un discorso di circuiti e alleanze tra compagnie ci tocca ritirare nuovamente i bagagli e fare altre carte d’imbarco; quindi niente comodità di fissare i posti già al banco di Bologna. Per fortuna Gatwick è di un’efficienza clamorosa e in men che non si dica ci ritroviamo con i bagagli reimbarcati per Windhoek e con le boarding pass in tasca. Il rigore anglosassone si scontra subito con il “take it easy” africano; risultato? Partiamo con due ore di ritardo, a notte inoltrata. Nella sfortuna di non avere avuto l’agognato posto lato finestrino, visto che ero uno degli ultimi a ritirare il ticket, ci ritroviamo nelle file centrali senza nessuno attorno. Per un momento non credo ai miei occhi; dieci ore con quattro posti in fila liberi tutti per noi; ci aspetta una meravigliosa notte, penso subito. Infatti il volo scivola via in un baleno. Ma ora l’emozione è tutta rivolta alla Namibia, stiamo per atterrare in Africa, in quella vera fatta di animali e paesaggi incontaminati; o almeno spero.

Dall’alto il piccolo aeroporto di Windhoek (grande quasi come quello di Rimini) spicca in modo nitido in mezzo al rosso della terra circostante. Una volta a terra noto come il nostro sia l’unico velivolo presente nello scalo, evidentemente il traffico aereo è veramente al minimo. Espleto le pratiche doganali e il ritiro dei bagagli in pochi minuti, chapeau. Finalmente vedo affiorare un sorriso dal volto stanco e stressato della mia compagna di avventura. Ora il primo problema è trovare il corrispondente di viaggio, dato che con me non ho i vaucher di auto e alloggi. Un ragazzo esile e con la barba lunga ci viene incontro; è italiano e per professione fa da guida per alcuni tour operators all’interno di Namibia e Angola. Affascinante il suo lavoro, sicuramente molto più vivo che una scrivania e due finestre. Mentre mi accompagna a cambiare la valuta e a comprare la tessera telefonica namibiana, chiacchieriamo sulle norme di sicurezza e comportamentali da tenere in questo Paese. Mi affianca pazientemente al ritiro dell’auto, un pickup monocabina della Nissan. E’ un modello che non vedevo da almeno quindici anni in circolazione, ma è sorprendentemente nuovo e con pochi km. Che i giapponesi si siano scordati di aggiornare la linea di qualche loro stabilimento nel mondo? Resta il fatto che mi premunisco di richiedere una seconda ruota di scorta, come più volte consigliato da molti viaggiatori in rete. Esperienza di fuoristrada ne ho già, ma la guida a destra credo che rimischierà non poco le carte. Primo consiglio che metto subito in pratica, non fare fretta agli inservienti locali; qui il tempo ha un’altra velocità e la nostra schizofrenia occidentale non è ben concepita. Quindi il motto del viaggio sarà “akuna matata”, o come viene detto in America “take it easy”. Va bene con calma, ma un’ora per ritirare l’auto più le precedenti due di ritardo dell’aereo, quando dobbiamo ancora percorrere circa trecento km fino alla prima nostra fermata; mentre il pomeriggio avanza e soprattutto visto che di notte non è consigliabile viaggiare, ci mettiamo immediatamente in marcia. Spettacolo, riesco a perdermi subito nel misero parcheggio dell’aeroporto, grande quanto quello di un supermarket. Penso subito “iniziamo bene”! Credevo fosse più facile guidare all’incontrario; ad ogni incrocio non trovo mai la leva delle frecce di direzione e quindi parte sistematicamente il tergicristallo. Per fortuna dire “traffico” in Namibia è una parola grossa, e quindi posso permettermi – con braccio sempre fuori dal finestrino pronto alle scuse di rito – di attraversare la capitale Windhoek come un ubriaco senza patente. La butto sul ridere perché in pochi minuti mi ritrovo già sull’arteria asfaltata che attraversa la Namibia da nord a sud.

Viaggiamo veloci, sempre dentro i limiti, quando ci accorgiamo che le poche - ma veramente poche - macchine che ci sorpassano se ne infischiano allegramente dei 110 all’ora indicati nella segnaletica; questo mi fa sentire un poco in Italia! Il paesaggio appena fuori dalla capitale non è quello che mi aspetto da questo Paese; ma scendendo verso sud il panorama muta radicalmente; pianure interminabili puntellate da piccole e tondissime colline di terra rossa, il tutto ricoperto da una specie di grano giallissimo che crea un contrasto surreale. All’improvviso, sulla strada, vediamo delle strane figure, basse e nere; il tempo di rallentare e facciamo l’incontro con un branco di babbuini per nulla intimoriti da noi, anzi non perdono tempo e cominciano a urlare in modo aggressivo. Via! Certo che se veniamo cacciati da alcune scimmie, se incontrassi mai dei leoni cosa dovrei fare? Solo lungo il viaggio apprenderò che il babbuino è spesso ostile nei confronti dell’uomo; sembra che guardandoci si riveda storpiato. La strada è tremendamente dritta e corre come una lama al centro della Namibia; come rimpiango il mio cruise control. Fino ad ora non ho visto particolari problemi logistici o di infrastrutture e anche la guida a destra dopo un paio d’ore sembra quasi naturale. All’altezza di Kalkrand decido di fare rifornimento; il primo consiglio che il corrispondente mi ha dato è di fare sempre benzina ogni volta che incontro una stazione, in modo da avere autonomia anche per la tappa successiva. Chiedo il “pieno” ad un addetto giovane e molto gentile; costui, per essere d’aiuto, o forse per qualche dollaro extra, comincia a lavarmi ogni vetro dell’auto. Il bello di questi luoghi è che se chiedi il pieno, pieno deve essere; cioè finché il carburante non cola sulla carrozzeria la pistola rimane sempre ben premuta. Buono a sapersi per il futuro. La cittadina appena attraversata, secondo la mappa stradale, dovrebbe essere un bel centro urbano; io ho annoverato solo qualche decina di case e un paio di capannoni. Credo che questo viaggio davvero mi farà vedere cose che non avevo mai visto prima. Ripartiamo con un occhio al contachilometri e l’altro al sole che comincia a scendere molto più velocemente di quanto avessi mai pensato; ormai dovrebbe mancare meno di un’ora all’arrivo, ma arrivo dove? In pratica dovremmo alloggiare in un ranch nella parte occidentale del deserto del Kalahari, ma per raggiungerlo siamo obbligati a fare un paio di deviazioni in strade che sulla mappa non sono ben indicate e non so neppure in che condizione si trovino. Tutte le strade secondarie hanno una numerazione e subito mi accorgo che sono veramente ben segnalate; ci buttiamo così nel nostro primo sterrato e il silenzio cala nell’abitacolo. Sapevamo già che di asfalto ne avremmo visto ben poco, ma con la stanchezza del volo sulle spalle e le ore di tragitto, pochi km di ghiaia sembrano quasi un’eternità.

Attorno a noi le ombre si stanno allungando in modo vistoso, mentre i colori riprendono vigore rendendo il deserto del Kalahari un posto affascinante. Raggiungiamo un grande cancello stile ranch texano; qua non ci sono campanelli o citofoni, semplicemente si scende, si apre la grata e poi la si richiude. Ti aspetti un bureau o un cabinotto all’ingresso per la nostra registrazione, ma troviamo solo una stradina insidiosa per la sabbia soffice che corre nella prateria. Iniziamo a percorrere lo stretto percorso e dopo pochi km ci affiancano un gruppo di cavalli che galoppano liberi nella proprietà, noncuranti della nostra presenza. Caratteristica quanto meno peculiare della Namibia è che le strutture abitative dei ranch si trovano quasi sempre al centro delle proprietà, e visto che quest’ultima è di svariati ettari risulta normale percorrere anche una decina di km prima di giungere al proprio lodge. Il Bagattelle Game Ranch è veramente un posto suggestivo, perché costruito con un impatto ambientale minimo, nel senso che le strutture sono incastonate perfettamente nel paesaggio senza alterarne la bellezza. L’accoglienza è subito calorosa, come è veramente elegante, ma mai opulente, la nostra sistemazione. E’ forse questo il momento che dà il via al nostro viaggio in Africa; usciamo dal nostro chalet per ammirare il primo tramonto in questo continente, ed è un’esperienza che porterò per sempre con me. Un piccolo patio sopra alla collina permette di ammirare ancora meglio il Sole che s’inabissa nella savana tra acacie e bush d’orati; il silenzio è l’attore principale, perché non si parla, al massimo si sussurra; e anche quello sembra un urlo in Namibia. E mentre la sera prende il posto del giorno inizia il canto di pipistrelli, gecki e cicale; come se un mondo notturno desse il cambio a quello diurno. Le fioche lanterne del ranch lasciano appena capire il percorso per andare nella sala da pranzo, ma non ci sono altre luci se non le stelle che già al vespro splendono nitide. Il vento è il vero spartiacque tra la luce e il buio; un paio di soffici soffi ed è subito sera. E’ un giorno e mezzo che siamo in giro, tra treni, aerei e fuoristrada; ma tanta pace e bellezza rinvigorisce più di mille sonni. La cena viene servita in un bel patio a bordo della piscina; l’atmosfera anche lì è molto sfumata con candele ovunque e cibo molto genuino, ma ricercato. In Africa nulla è mai banale e me ne accorgo subito. Ciò che mi colpisce subito è il concetto di risparmio energetico che viene applicato in questo lodge – e in seguito mi accorgerò di come sia un leit motiv di tutte le strutture namibiane; cartelli molto discreti ricordano continuamente il valore dell’acqua e di come questa fonte rappresenti la vera ricchezza per un popolo. Pannelli solari e fotovoltaici fanno capolino su molti tetti dei lodge, affiancati da piccoli mulini che grazie al vento pompano dal terreno l’acqua. Ogni lodge diventa quindi un piccolo ecosistema indipendente. E’ raro vedere una televisione o un telefono nelle camere, anche se la copertura GSM è molto larga in Namibia. La sera la si trascorre nella sala del lodge, dove accoglienti e vissuti divani in pelle ti fanno gustare un tè caldo in compagnia di un bel libro fotografico, preso in prestito dalle ricche dotazioni del Bagattelle. Il senso di relax è assoluto, soprattutto dopo che uno dei gatti del proprietario sceglie le mie gambe come giaciglio temporaneo.

E’ settembre e nell’emisfero australe l’inverno sta volgendo al capolinea, ma le serate sono molto fresche e un buon piumone è necessario per dormire comodi. Resterei in piedi tutta la notte per ascoltare i mille rumori della savana o per ammirare la via lattea che da sola illumina a terra, ma due giorni in giro per il mondo si fanno sentire. Non avere fuso orario è sicuramente una grande comodità, per una volta il fisico ringrazia di non essere sottoposto al reset dei propri ritmi vitali. Ma anche se resterei a dormire a lungo non posso perdermi la tanto decantata alba africana; e devo dire che mille ore di sonno non sarebbero valse tanta bellezza. Il nostro piccolo patio dello chalet è ancora tremendamente popolato di animali, manco fosse un’arca; un gatto si stiracchia sul pavimento, un cavallo si affaccia curioso da dietro il muro mentre una famiglia di struzzi, piccoli compresi, sta pascolando a pochi metri da me. Mi sembra di essere catapultato in un documentario del National Geographic; intanto il sole allunga le ombre del giallo bush e delle acacie, mentre crea degli effetti spettacolari dietro alle linee della fattoria. Rimango senza parole, scalzo nella sabbia ancora fredda e soprattutto non curante se ci sia o meno qualche rettile nei paraggi. Anche la colazione rappresenta un momento di aggregazione tra i proprietari e i pochi, ma fortunati ospiti, un momento dove alcune guide messe a disposizione del lodge organizzano e illustrano escursioni. Decidiamo di iscriverci a tutte quelle disponibili, non vogliamo perderci nulla in questa terra magica. La mattina la trascorriamo infatti a bordo di una mitica Jeep Defender, totalmente aperta, a caccia – fotografica – di ghepardi all’interno di una sotto riserva del Bagatelle. Ne avvistiamo alcuni, intenti a riposarsi sotto le fronde di alcune acacie; sono splendidi, eleganti e un poco impauriti dalla nostra presenza. La loro livrea d’orata si confonde magistralmente con i toni della savana; se non sapessi che sono a pochi metri da me, farei davvero fatica ad individuarli. Occhi severi e vigili, ma aver il cibo assicurato tutti i giorni li ha resi felini più docili e mansueti; la Namibia è al momento il Paese con il maggior numero di ghepardi di tutta l’Africa. Il pomeriggio invece lo spendiamo, sempre in compagnia della guida, in giro per la proprietà; qualche ora a valicare colline di sabbia o a tracciare sentieri dentro il bush alto un metro, ad osservare orici che pascolano o kudu che timidi ci osservano da un altura, fino ad ammirare i nidi giganti di uccelli sopra le fronde degli alberi, una vera curiosità. Ma attenzione a sostarci sotto, molte volte i cobra sfruttano l’assenza degli uccelli adulti per mangiarne le uova e poi lasciarsi cadere a terra quando alla sera rientrano. Tocco di classe per tutta la comitiva è l’allestimento da parte della guida di un piccolo aperitivo su una collina al momento del tramonto; mi aspettavo asperità e rinunce, ma non un Martini al calar del Sole. Complimenti davvero, sanno proprio come migliorare una esperienza che già di per se sarebbe bellissima. Pochi giorni di Namibia e già ne sono affascinato; e pensare che nel tragitto iniziale non avevo neppure intenzione di sostare nel Kalahari.

Le poche notti al Bagatelle sono invece state essenziali per entrare in contatto, in modo molto soft e graduale, con la vegetazione e con alcune specie di animali; imparare da guide locali come comportarsi con alcuni di essi risulterà sicuramente molto importante, anche per una sicurezza personale. Peccato non aver avuto abbastanza giorni per estendere il già ricco tour fino al maestoso Fish River Canyon e a Luderitz, ma come dico spesso “meglio vedere meno, ma viverlo”.

  giottoGiotto

 

   
   
 
Mappa
 
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Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia
Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Oryx - Kalahari Desert, Namibia
Oryx - Kalahari Desert, Namibia
Sunset - Kalahari Desert, Namibia
Sunset - Kalahari Desert, Namibia
My first african sunrise - Kalahari Desert, Namibia
My first african sunrise - Kalahari Desert, Namibia
Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia
Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia
Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Kalahari Desert, Namibia
Night traffic - Kalahari Desert, Namibia
Night traffic - Kalahari Desert, Namibia
Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia
Ghepardo / Cheetah at Bagatelle Game Ranch - Kalahari Desert, Namibia