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Canyon de Chelly National Park - Spider Rock, Arizona - USA
United States of America flag Arizona | USA

canyon de chelly np

 
Latitude - 36° 09' 11'' N
Longitude - 109° 32' 21'' W
 
"Ciascuno di noi è, in verità, un'immagine del grande gabbiano, un'infinita idea di libertà, senza limiti"
Richard Bach
   
september 2006

i canyon gemelli

soundtrack: House of the Rising Sun, The Animals - 1964
 

Chapter

La notte all’Hampton Inn di Kayenta è scivolata via in modo meraviglioso, nonostante una suggestiva tempesta di sabbia all’esterno. Questo albergo incarna l’eleganza e al tempo stesso le tradizioni del southwest; eccellenti camere, senza il classico odore di motel americano, e soprattutto un grandioso ristorante interno sapientemente raccolto attorno al camino. Ogni volta che torno dalla Monument Valley faccio tappa in questo resort; in fondo sono o no in vacanza? Gustosa colazione sul patio dell’albergo e via, si parte alla volta del Canyon de Chelly. Il meteo oggi è variabile, forse per la prima volta dall’inizio del viaggio; ampie finestre di sereno s’intervallano alle classiche nuvole del southwest, quelle cioè che tutte ben allineate sembrano proseguire all’infinito. Attraversiamo trasversalmente quasi tutto il territorio Navajo; il paesaggio è incredibile. E’ estremamente diverso da quanto visto fino ad ora, perché viaggiamo su un’alta mesa con la terra ampiamente ricoperta da una pellicola di erba verdissima. Sembra di viaggiare indietro nel tempo; il traffico stradale quasi inesistente e le fattorie che puntellano ogni tanto il paesaggio rendono il tutto molto stile “alla conquista del west” dei primi del ‘900. In lontananza si vede l’impotente e anche inquietante sperone di Agatlha Peak; giusto il tempo di raggiungere una piazzola dove poterci fermare ed ecco che riesco a mettere a fuoco e in linea uno spaccato di southwest che toglie il fiato: Agathla Peak sullo sfondo e in primo piano Church Rock. Peccato che tutti coloro che prima di me hanno sostato qui abbiano lasciato montagne di vetri e carta; è come deturpare un museo a cielo aperto. La strada è un po’ tutto un susseguirsi di scorci e piccole fattorie e la voglia di fermarsi continuamente è alta; ma ho intenzione di fare un bel tour con guida nativa al Canyon de Chelly, non vorrei che un paio di scatti di troppo mi facessero saltare l’escursione. Per fortuna il tragitto da Kayenta è breve, un paio d’ore e giungiamo a destinazione.

L’arrivo a Chinle non è proprio il massimo; un piccolissimo paese lasciato al suo destino con baraccopoli un po’ ovunque e cartelli sparpagliati davanti all’unico general store del posto che vietano l’elemosina. E’ sempre difficile comprendere la combinazione pick-up ultimo modello e abitazioni fatiscenti; osservo e rispetto, non è casa mia. Imbocco la strada che mi dovrebbe portare all’hotel; curiosamente sui marciapiedi è molto frequente vedere cavalli che girano liberamente. Se penso che un giorno fa ero a Moab, dove tutto è preciso e rigoroso, qua sembro davvero in un altro mondo; e questo, se devo essere sincero, non mi dispiace del tutto: un po’ di spontaneità non guasta mai nel regno dell’apparenza. Poche miglia oltre il nostro Best Western e incrociamo l’ingresso del Visitor Center con a fianco il Thunderbird Lodge, la struttura alberghiera da dove è possibile effettuare le prenotazioni per i tour nel canyon; scegliamo quello più lungo disponibile, in pratica tutto il pomeriggio e parte del pranzo. Il tempo di mollare i bagagli in hotel ed eccoci qua davanti alla fermata del pulmino con biglietti in mano, sandwich nella tasca e zaino in spalla, stile piccole giovani marmotte. Mancano pochi minuti alla partenza del tour e non si vede nessuno; non ci sono turisti, non ci sono vetture e soprattutto non c’è la guida. Ma ecco arrivare un paio di macchine, oltre al camioncino scoperto e un po’ scalcinato del tour; è sempre curioso immaginare da come sarà composto il gruppo di escursione. Nell’ordine si uniscono a noi due arzille anziane dell’Ohio che a fatica riescono a salire sul cassone del camion; infine una coppia di facoltosi pensionati della Florida. Che spettacolo, ed io che già mi pregustavo qualche archeologo o scalatore solitario; prevedo adrenalina pura oggi pomeriggio. Ci mettiamo in marcia lungo il wash del canyon fino a raggiungere, in un paio di minuti, la confluenza da dove si diramano i due rami del parco: il canyon del Muerto a nord e il de Chelly a sud. Iniziamo con la sezione nord, più breve ma emotivamente più intensa; la nostra guida, molto professionale, inizia ad illustrarci la storia di questo canyon. Anche se ad essere più precisi assomiglia più a una stretta vallata, visto che ci sono abitazioni e coltivazioni un po’ ovunque. Il bello del “de Chelly” è che è ancora abitato: i giovani che in inverno vanno a scuola a Tuba City, Kayenta o Window Rock poi in estate tornano qua ad aiutare i genitori nel coltivare la terra. La privacy e l’educazione è molto importante nel canyon, visto che non credo sarei molto contento di essere continuamente fotografato dentro casa mia. Il “de Chelly” è tutto un susseguirsi di petroglifi sia recenti che antichi, oltre a ingegnose costruzioni in muratura sulle pareti del canyon. L’atmosfera è realmente suggestiva e mentre proseguiamo ballonzolando sul letto asciutto del fiume si riescono a cogliere i singoli rumori degli animali che lo popolano. All’improvviso il fragore del nostro furgone spaventa un gruppo di splendidi cavalli che liberi cominciano a correrci a fianco; un safari all’interno di un museo. Notevole lo stop, nel canyon del Muerto, a Ledge Ruin e soprattutto ad Antelope House; piccoli agglomerati dove vivevano le antiche popolazioni native. Alla fine del tour della parte nord (ma non del Canyon del Muerto) emozionante la sosta sotto la Navajo Fortress, una piccola mesa sospesa nel canyon dove si asserragliarono gli ultimi navajo, prima di essere sopraffatti. Sembra quasi che tutti i morti di quella battaglia riecheggino ancora tra queste pareti di fredda roccia.

Il tour del ramo sud del National Monument è molto più lungo e molto più ricco di location e petroglifi; l’attrazione principale, se posso usare il termine, è la White House Ruin. Un bellissimo e abbastanza integro complesso di strutture abitative incastonate in una parete talmente alta e spiovente che a fatica se ne vede la fine. E’ una delle immagini più caratteristiche del parco e se non si fa il tour guidato è anche l’unico trail che sia possibile fare da soli. Ovviamente, per noi, è questione di dieci metri, per chi invece ha scelto il fai da te, deve lasciare l’auto sulla mesa e discendere nel canyon; insomma, una bella sfacchinata tra discesa e salita, ma soprattutto un vero delitto se si pensa cosa si perde prima di arrivare qui. Il tour è davvero emozionante sia sotto il livello delle location viste sia sotto il lato delle spiegazioni storiche della guida; evitare il giro guidato per rubacchiare qualche scorcio dall’alto è una grossa perdita. Per di più dalla strada sopra il canyon non si vede molto e per scattare qualche foto occorre un buon teleobiettivo; meglio lesinare su altro, ma non su questo. E poi familiarizzare con altre persone di diverse nazionalità durante le ore di viaggio è sempre un qualche cosa che permette di dare una certa profondità al viaggio, perché conoscere altre abitudini o osservare come reagiscono a tali spettacoli è sempre curioso. Riusciamo addirittura a strappare un invito per la cena nel motorhome dei brillanti abitanti della Florida; rimangono stupiti di come noi conosciamo meglio gli USA degli stessi americani; da non credere. Una volta concluso il tour mi manca solo di ammirare uno degli spot più famosi del parco. Questa volta ci si arriva solo in auto dalla strada a sud del canyon, sempre che non si prenoti un tour ad hoc; facciamo rotta verso Spider Rock, due torri di roccia che si ergono quasi alla fine del ramo sud del parco. Lo spettacolo è mozzafiato; vedere queste immense torri naturali a sentinella dell’imbocco est del canyon lascia a bocca aperta. Il salto sotto di noi è immenso; un’antica leggenda navajo narra che sopra la torre vivesse una donna ragno e alla quale venivano lasciati i piccoli indiani capricciosi. In fondo mi accorgo che tutto il mondo è paese, ma i nativi hanno più fantasia rispetto al nostro caro vecchio uomo nero. Non oso immaginare cosa sia vedere questo canyon con spider rock sotto la neve di Natale, suggestivo è poco. Intanto all’orizzonte il cielo grigio comincia ad emettere bagliori; un temporale è in arrivo. E’ sera tardi, strano aver avuto tutto il pomeriggio con il cielo sereno. I fulmini nelle immense praterie del sudovest sono uno spettacolo emozionante; in lontananza la foschia da pioggia comincia ad offuscare le alte mese sullo sfondo, mentre i bagliori illuminano a giorno i campi coltivati sottostanti. Ora il vento si fa più insistente, meglio allontanarci; il temporale si sta velocemente avvicinando a noi. Lentamente rifacciamo rotta verso casa e ci accorgiamo che senza un tour guidato, dall’alto si vede poco o nulla; ma soprattutto non si respira l’atmosfera magica del Canyon de Chelly National Monument.

  giottoGiotto

 

   
   
 
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Antelope House, Canyon de Chelly NP - Arizona - United States of America
Antelope House, Canyon de Chelly NP - Arizona - USA
Spider Rock, Canyon de Chelly NP - Arizona - United States of America
Spider Rock, Canyon de Chelly NP - Arizona - USA
White House ruins, Canyon de Chelly NP - Arizona - United States of America
White House ruins, Canyon de Chelly NP - Arizona - USA
White House ruins, Canyon de Chelly NP - Arizona - United States of America
White House ruins, Canyon de Chelly NP - Arizona - USA
Mustangs, Canyon de Chelly NP - Arizona - United States of America
Mustangs, Canyon de Chelly NP - Arizona - USA
Canyon de Chelly NP - Arizona - United States of America
Canyon de Chelly NP - Arizona - USA